La maggior parte dei genitori di adolescenti con problemi di rendimento scolastico, si chiede se sia cosa giusta dare una gran quantità di compiti a casa, spesso non adeguata al tempo che serve per svolgerli.
La maggior parte dei genitori di adolescenti con problemi di rendimento scolastico, si chiede se sia cosa giusta dare una gran quantità di compiti a casa, spesso non adeguata al tempo che serve per svolgerli.
La prima risposta che viene spontanea è “DIPENDE”. Scopriamo insieme quali elementi considerare quando si parla di compiti.
Secondo il Prof. Gianluca Campana, Psicologo, Psicoterapeuta e Professore di Psicologia Generale all’Università degli Studi di Padova, risulta da una ricerca, che i nostri studenti sono collocati ai peggiori posti per il tempo impiegato a fare i compiti a casa, rispetto ad altri stati del mondo.
In media i ragazzi italiani spendono sui libri circa due ore al giorno, oltre a quelle trascorse in classe. Troppo, secondo il dato medio dei Paesi Ocse che indica in quattro ore e mezzo, il totale del tempo necessario alla settimana per i compiti a casa. In numerosi Paesi il sistema dell’istruzione non prevede così tante ore di studio a domicilio: in Finlandia e in Corea, per esempio, i ragazzi studiano solo tre ore la settimana. Il grosso del lavoro viene svolto in classe, dove oltre ad assistere alle lezioni, gli studenti trascorrono diverse ore ad esercitarsi nelle varie materie.
Nel corso degli anni, c’è sicuramente un crescendo del tempo impiegato a svolgere i compiti a casa in funzione dell’età, ma soprattutto un crescendo di efficacia dei compiti a casa, a seconda del grado di scuola. L’efficacia dei compiti a casa è quasi nulla se applicati ad esempio alla Scuola Primaria.
Cosa vuol dire efficacia nulla? Vuol dire che servono poco all’apprendimento a lungo termine.
Nel caso della scuola primaria, sono invece molto più efficaci i compiti e le esercitazioni a scuola sotto la supervisione e la guida di un insegnante. Inoltre, un altro aspetto rilevante è che i compiti a casa tendono ad aumentare il divario negli apprendimenti tra bambini di classi sociali diverse, in particolare tenderà a peggiorare l’apprendimento nei bambini delle classi meno agiate.
Ma è la quantità di compiti, esercizi e prestazioni che determina negli studenti un migliore successo formativo, o è la qualità?
La seconda naturalmente! Pochi compiti ben mirati possono essere sicuramente più efficaci.
E questo è tanto più vero quanto si aumenta il grado di scuola. Nella scuola secondaria infatti, è impensabile che non vi siano compiti a casa e sicuramente le ricerche hanno dimostrato come abbiano un effetto positivo sugli apprendimenti. E’ anche vero però che una quantità intermedia ha un effetto positivo, mentre una quantità eccessiva può avere un effetto deleterio.
Metanalisi cognitive stimano che, affinché i compiti da casa siano veramente efficaci, i tempi medi ottimali da dedicarvi potrebbero essere i seguenti:
Sapere che l’alunno è capace di studiare e svolgere gli esercizi a casa completamente da solo, rende i genitori sereni e migliora il clima emotivo familiare. La Scuola non deve essere troppo facile o troppo buonista, ma autentica, e deve cercare di diventare per i suoi studenti il vero nutrimento. In questo contesto, la relazione scuola-famiglia rappresenta un importante fattore di promozione dell’apprendimento per bambini e ragazzi.
Varie ricerche hanno dimostrato come tale relazione sia fondamentale nel sostenere il successo scolastico per gli alunni. Ogni parte agisce coerentemente, ognuno nel proprio ambito. Scuola e famiglia svolgono due ruoli di corresponsabilità in un rapporto di reciprocità, tendendo in modo diverso al raggiungimento di un unico scopo: mentre l’azione della scuola è istruttiva (educa mentre istruisce), l’azione della famiglia è prevalentemente educativa (istruisce mentre educa).
Riferimenti bibliografici online:
http://www.crestita-personale.it/genitori-figli/2098/rapporto-genitori-insegnanti/2392/a
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