“Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido.” A. Einstein
“Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido.” A. Einstein
Si è concluso così, con questa frase simbolica, il percorso informativo che ha permesso a molti genitori di ampliare la loro visione prospettica sul difficile tema dell’adolescenza e del rapporto controverso con lo studio, trattando l’argomento sia negli aspetti emozionali che sulle possibili strategie da attuare.
Partiamo dal presupposto che i ragazzi, al giorno d’oggi, sono dei grandissimi “compilatori”, non sono più stimolati e abituati a pensare in modo corretto a ciò che fanno e a come lo fanno. Servono strategie di metariflessione da applicare nel momento in cui si approcciano alla lettura e all’analisi.
Per ottenere però un corretto metodo di apprendimento è indispensabile focalizzarci su come coltivare la motivazione intrinseca: i ragazzi devono ricominciare ad avere curiosità, a desiderare ardentemente di conoscere, e non studiare solo per dovere perché i genitori lo impongono.
Come possiamo noi adulti stimolare lo sviluppo della motivazione intrinseca? Beh, innanzitutto con un approccio alla lettura positivo, tenendo conto delle passioni e degli interessi del ragazzo; indispensabile però, è che in primis l’adulto dia il buon esempio, mostrando interessamento veritiero a sua volta per la carta stampata. Fondamentale inoltre è che i genitori continuino a promuovere un dialogo costante e costruttivo con i propri figli e a creare un ponte di contatto con la scuola e con il personale coinvolto in ambito di studio.
Ciò che è forse più difficile da mettere in pratica è aiutare l’adolescente a combattere gli insuccessi e i fallimenti: l’adulto (che sia il genitore o l’insegnante) dovrebbe favorire nel ragazzo l’apprendimento attraverso emozioni positive e gratificazioni.
Un insuccesso non deve essere percepito dall’adolescente come una conferma della sua incapacità, ma bisogna incentivare il senso di autoefficacia, cioè il sentirsi capace di affrontare con fiducia i problemi e i compiti assegnati, nonché aiutare il ragazzo ad avere un proprio stile di attribuzione, processo cognitivo che lo rende in grado di cercare la causa di quello che gli accade. Esso non è innato, ma si sviluppa sulla base delle esperienze di vita. Se un ragazzo attribuisce il suo successo scolastico al suo impegno e alla sua preparazione, allora ciò porterà a risvolti positivi, ma se lo attribuisce alla fortuna o al caso, allora avrà ripercussione negative a lungo andare.
L’intelligenza da sola NON BASTA, conta soprattutto l’impegno, la tenacia, la persistenza. Favorire una motivazione esterna e non interna, non è duratura nel tempo.
Proviamo dunque a sintetizzare il profilo comportamentale dell’adolescente motivato:
Ad agevolare la motivazione nel ragazzo, contribuisce in modo ineguagliabile il clima di benessere che lo circonda e che solo noi adulti possiamo creare e mantenere per favorire una formazione di qualità e sostenere un percorso strategico ben strutturato.
La frase di Einstein che introduce l’articolo spiega molto bene come ogni ragazzo debba essere preso in considerazione per le proprie caratteristiche specifiche, aiutandolo a scoprire le proprie doti, a valorizzarle e a sfruttarle al meglio, affinché si senta una persona realizzata e motivata.
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