QUELLA STRANA SENSAZIONE…

Agla

03 Giugno 2021

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Piccola riflessione ad un passo dalla fine della scuola.

Un buon insegnante è uno che si rende progressivamente superfluo. Cit. T. Carruthers

QUELLA STRANA SENSAZIONE…

Martedì alcuni studenti ci hanno salutato perché non avevano più compiti e nessuna materia da recuperare. Insomma, non avevano più bisogno di noi. Non è stato un addio, ma solo un arrivederci in quanto, dopo il periodo estivo, sicuramente li rivedremo a settembre ancora con noi al doposcuola.

C’è tanta euforia nell’aria per i mesi di vacanza che li e ci aspettano, ma allo stesso tempo ci attanaglia una strana sensazione, come quando ti ritrovi in cima alle montagne russe e attendi il momento per prendere il via verso la discesa più ripida. Questa sensazione si insinua come una fitta allo stomaco, non è forte da farci piegare dal dolore, ma ci provoca un leggero senso di vuoto ed un malessere generale.

Riflettiamo su cosa possa essere a provocare tutto questo: forse è la parola FINE.
Qualcosa che sta per finire spesso può lasciarci insoddisfatti e può provocare sentimenti contrastanti. Sì, è sicuramente questo. È una sensazione che al momento non ci permette di essere del tutto gioiosi e sereni. Ma per quale motivo?

Da una parte siamo felici di aver potuto aiutare tantissimi ragazzi quest’anno, sia coloro che hanno usufruito del doposcuola sia coloro che sono venuti per svolgere lezioni individuali con i nostri docenti. Alcuni studenti di terza media in realtà staranno con noi ancora qualche giorno per preparare al meglio l’esame orale, ma i saluti con loro sono solo leggermente posticipati.

D’altra parte però, la fine della scuola è pur sempre una fine, un momento di congedo, sia dal proprio istituto scolastico, sia dai propri compagni  di classe, sia dal nostro doposcuola.

Questo significa per noi non vedere per un po’ gli stessi occhi che eri abituato a vedere ogni giorno, non sentire le voci dei ragazzi che eri abituato ad ascoltare ogni giorno, ormai da nove mesi… quelle voci che il più delle volte lasciavano trasparire le loro insicurezze, le paure, le fragilità del periodo adolescenziale e allo stesso tempo l’ingenuità di una generazione che non sa ancora quante responsabilità li aspetta.

Questo strano malessere generale che si manifesta in questo periodo dell’anno ci mette di fronte ad una realtà: la consapevolezza di quanto la presenza dei nostri ragazzi ed il costante supporto che diamo loro, siano strettamente correlati al nostro grado di autostima.

Non sappiamo dare una spiegazione precisa di come ciò possa avvenire, ma forse è qualcosa di innato in tutti coloro che amano il proprio lavoro, forse è ciò che fa la differenza tra l’insegnante tutor che insegna, spiega e torna a casa senza pensieri, e l’insegnante tutor che ti insegna ad apprezzare ciò che studi, ti sprona a dare sempre il massimo e, prima di addormentarsi, si ritaglia un piccolo spazio per riflettere ed analizzare la propria giornata lavorativa.

Ecco l’origine di questa sensazione di vuoto, di questo lieve malessere che sentiamo dentro, non è solo abitudine. Supportare i nostri ragazzi e vedere i loro progressi giorno dopo giorno, ci dà conforto e ci dimostra che il lavoro che stiamo svolgendo è efficace e costruttivo. E’ come assumere quotidianamente una piccola dose di autostima che mantiene stabile nel tempo la consapevolezza di essere importanti.

Per un po’ non aiuteremo più nessuno, non prepareremo nessuno studente per una verifica di matematica sui prodotti notevoli o per un’interrogazione di inglese sui modali, smetteremo di spiegare per l’ennesima volta le leggi genetiche di Mendel e i suoi esperimenti con le piantine di pisello e non illustreremo con riluttanza l’ideologia nazista del Führer durante la II Guerra Mondiale…

Ci fermeremo semplicemente per un po’. Silenzio tra i banchi vuoti del doposcuola. Silenzio nelle aule dove si svolgono le lezioni individuali.

E ora che abbiamo esternato i nostri sentimenti, ci sentiamo già meglio e possiamo dire ai nostri ragazzi che siamo orgogliosi di loro. Avreste potuto fare di più? Forse. Avremmo noi potuto fare di più? Forse.

Ma ora sono domande senza valore. Ciò che conta è essere arrivati alla meta. E’ giunta la fine della scuola e dopo un anno intenso e particolare come questo, voi “Generazione Covid”, vi meritate sicuramente un’estate da favola!!! 

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