#ANDRA’TUTTOBENE
#IORESTOACASA
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Seconda riflessione su questo periodo di emergenza sanitaria che ci costringe a rimanere in casa, modificando la nostra quotidianità. Oggi si parla della controversa Didattica A Distanza (DAD).
Si chiama DAD, Didattica A Distanza. Si tratta di quell’attività educativa ed educante che continua a garantire a quasi nove milioni di studenti il diritto allo studio.
Senza aver avuto una formazione completa ed esauriente, spesso senza strumenti hardware e software adeguati, oltre ottocentomila docenti italiani continuano da quasi un mese a mantenere i contatti con i propri alunni attraverso piattaforme informatiche domestiche, spesso improvvisate, ma che permettono loro di raggiungere con continuità la maggior parte degli adolescenti.
Una delle applicazioni più utilizzate al momento è Google Meet, con la quale si possono effettuare videochiamate singole o di gruppo che consentono ai ragazzi di vedere, ascoltare ed interagire con il proprio insegnante. Molte persone criticano la DAD di inadeguatezza, di inutilità, di freddezza di rapporti tra docente ed alunni, ma anche qui invitiamo alla riflessione sul risvolto positivo di quest’attività nata in periodo di emergenza.
Le videoconferenze, le lezioni, i laboratori, le verifiche formative sono il frutto delle energie messe in gioco da ogni singolo insegnante, sono la prova della loro passione per l’insegnamento, sono il modo più efficace al momento per relazionarsi con i propri alunni, per non perdere il contatto visivo ed emotivo con la propria classe.
E’ vero, molti docenti sono ancora inesperti e peccano dal punto di vista tecnologico, ma è anche vero che la stragrande maggioranza di loro si è reso raggiungibile a tutte le ore del giorno con le applicazioni disponibili, con il registro elettronico, con email e con messaggi di ogni tipo.
E’ vero, la connessione non è sempre delle migliori e non tutti gli alunni hanno la possibilità di seguire con costanza le lezioni online ed essere seguiti dai propri genitori nello svolgimento dei compiti assegnati, ma questo -è risaputo- avveniva già durante la normale didattica quotidiana all’interno dell’ambiente scolastico.
E’ vero, non tutti hanno le gli stessi mezzi, le stesse opportunità, gli stessi stimoli. Arriverà il momento in cui, chi di dovere, si dovrà sedere a tavolino per discutere seriamente su come fare affinché non vi siano più studenti di serie A e studenti di serie B, perché la scuola è di tutti.
Al di là di ogni critica che può essere indubbiamente mossa nei confronti di questo nuovo sistema educativo, vogliamo sottolineare come la Scuola, grazie alla Didattica a Distanza, rappresenti in questo momento di emergenza, un servizio importante anche per tranquillizzare e riequilibrare migliaia di famiglie che tra Smart Working, assistenza a nonni soli, forzata chiusura di attività in proprio, rischiano di andare nel panico.
In questo palcoscenico di vita surreale, sempre più preoccupati per un’escalation di notizie poco rassicuranti, i docenti possono veramente fare la differenza per aiutare i propri alunni nel momento in cui hanno più bisogno di aiuto.
Ogni forma di contatto e di abbraccio è bandita? Beh, ricordiamoci che l’abbraccio non è solo fisico, ma anche psicologico… lo sguardo può abbracciare e la voce, con la sua intonazione, può fare altrettanto. Affinché il dialogo con gli studenti sia davvero un dia-logos come lo intendevano i greci.
E la riapertura delle scuole sembra sempre più lontana…
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